Macchia Nera
nome
Macchia Nera (in originale, The Phantom Blot)
città
Diverse, spesso a Topolinia (Calisota, USA)
prima apparizione nei fumetti
Nella storia a strisce Mickey Mouse outwits the Phantom Blot (Topolino e il mistero di Macchia Nera, 1939) di Floyd Gottfredson e Merrill de Maris.
segni particolari
Ha un’anima oscura, macchiata di nero con inchiostro indelebile. Si tratta del criminale più astuto e spietato in circolazione, un nemico carismatico, inafferrabile e pericoloso!
Pochi si aspettavano di scoprire che, sotto l'oscuro cappuccio del criminale che aveva cercato a più riprese di far fuori Topolino, si nascondesse una caricatura dello stesso Walt Disney!
E invece fu questa la sorpresa che attese i lettori dopo ben tre mesi, al termine della strepitosa avventura a strisce Topolino e il mistero di Macchia Nera (1939).
Nell'idearlo Floyd Gottfredson e Merril De Maris vollero opporre a Topolino una figura assai più malvagia, misteriosa e inquietante del solito Gambadilegno. Un personaggio tanto losco quanto raffinato, intenzionato a far la festa a Topolino, sì, ma tramite congegni mortali che potessero portarlo all'obiettivo senza sporcarsi le mani.
Perché dopotutto Macchia Nera ha una certa sensibilità!
Forse proprio per non sottolineare troppo la sua somiglianza con Walt, nei fumetti americani che seguirono il volto del personaggio è stato totalmente messo da parte, trasformando Macchia in una sorta di goffo fantasmino nero perennemente in divisa da lavoro... insomma, una "macchietta nera".
In Italia le cose sono andate diversamente sin da subito, quando il personaggio è stato rimesso in scena da Guido Martina e Romano Scarpa nell’inquietante thriller Topolino e il doppio segreto di Macchia Nera (1955). E sebbene ci siano stati autori che non hanno resistito ad impiegarlo in storie più leggere o dal registro comico, nel Bel Paese la carriera del tenebroso malfattore è sempre stata portata avanti con un certo riguardo, restituendogli quel piglio da dandy che era andato perdendosi e che lo rende ancor oggi il più romantico tra i malvagi disneyani.
Ora Macchia agisce spesso a volto scoperto, ha visto espandersi il suo carisma ed è sempre al centro di storie complesse e deliziosamente cerebrali.
Nelle storie di Casty e di Marco Nucci, infatti, Macchia ha mostrato una spiccata propensione per la scienza e le invenzioni, arrivando a creare marchingegni capaci di rivaleggiare con quelli dei tanti scienziati professionisti del Calisota. Topolino ricorda fin troppo bene il Darkenblot, l’esoscheletro con cui Macchia ha seminato il terrore in Illinois, ma è stato dopo l’invenzione del pentadelio bianco che le cose si sono fatte ancor più sgradevoli. Con questo fiore creato in laboratorio, Macchia ha scoperto di poter rilasciar tossine nell’ambiente in grado alterare la memoria, e da quel momento non ha più smesso di terrorizzare il mondo, tessendo una tela di menzogne e manipolazioni in cui è sempre più difficile riuscire a districarsi.
Insomma, intelligente, raffinato e di bell'aspetto, Macchia sembrerebbe proprio il principe azzurro... un vero peccato che a tutto questo si accompagni un cuore nero come la notte.
E invece fu questa la sorpresa che attese i lettori dopo ben tre mesi, al termine della strepitosa avventura a strisce Topolino e il mistero di Macchia Nera (1939).
Nell'idearlo Floyd Gottfredson e Merril De Maris vollero opporre a Topolino una figura assai più malvagia, misteriosa e inquietante del solito Gambadilegno. Un personaggio tanto losco quanto raffinato, intenzionato a far la festa a Topolino, sì, ma tramite congegni mortali che potessero portarlo all'obiettivo senza sporcarsi le mani.
Perché dopotutto Macchia Nera ha una certa sensibilità!
Forse proprio per non sottolineare troppo la sua somiglianza con Walt, nei fumetti americani che seguirono il volto del personaggio è stato totalmente messo da parte, trasformando Macchia in una sorta di goffo fantasmino nero perennemente in divisa da lavoro... insomma, una "macchietta nera".
In Italia le cose sono andate diversamente sin da subito, quando il personaggio è stato rimesso in scena da Guido Martina e Romano Scarpa nell’inquietante thriller Topolino e il doppio segreto di Macchia Nera (1955). E sebbene ci siano stati autori che non hanno resistito ad impiegarlo in storie più leggere o dal registro comico, nel Bel Paese la carriera del tenebroso malfattore è sempre stata portata avanti con un certo riguardo, restituendogli quel piglio da dandy che era andato perdendosi e che lo rende ancor oggi il più romantico tra i malvagi disneyani.
Ora Macchia agisce spesso a volto scoperto, ha visto espandersi il suo carisma ed è sempre al centro di storie complesse e deliziosamente cerebrali.
Nelle storie di Casty e di Marco Nucci, infatti, Macchia ha mostrato una spiccata propensione per la scienza e le invenzioni, arrivando a creare marchingegni capaci di rivaleggiare con quelli dei tanti scienziati professionisti del Calisota. Topolino ricorda fin troppo bene il Darkenblot, l’esoscheletro con cui Macchia ha seminato il terrore in Illinois, ma è stato dopo l’invenzione del pentadelio bianco che le cose si sono fatte ancor più sgradevoli. Con questo fiore creato in laboratorio, Macchia ha scoperto di poter rilasciar tossine nell’ambiente in grado alterare la memoria, e da quel momento non ha più smesso di terrorizzare il mondo, tessendo una tela di menzogne e manipolazioni in cui è sempre più difficile riuscire a districarsi.
Insomma, intelligente, raffinato e di bell'aspetto, Macchia sembrerebbe proprio il principe azzurro... un vero peccato che a tutto questo si accompagni un cuore nero come la notte.