Angus Fangus
nome
Angus Fangus
città
Paperopoli (Calisota, USA), ma non da sempre.
prima apparizione nei fumetti
Nella storia a fumetti Evroniani (1996) di Ezio Sisto, Alessandro Sisti e Alberto Lavoradori.
segni particolari
Scavare nel fango è la sua specialità. Tutto quello che un bravo giornalista deve e non deve essere.
Questo kiwi antropomorfo di provenienza neozelandese è uno dei principali anchorman di 00 News, il notiziario di 00 Channel. Purtroppo, aggiungerebbe Paperinik.
Questo perché nel corso degli anni, Angus si è divertito più e più volte a screditare l’immagine pubblica del paladino di Paperopoli, usandolo come bersaglio preferenziale e arrivando addirittura a inventare baggianate sul suo conto. Eppure Angus Fangus non è solo una dispettosa spina nel fianco, tanto bravo a vendere fanfaluche, ma un personaggio ben più complesso e sfaccettato. Alessandro Sisti, uno dei suoi principali ideatori, lo immagina come una caricatura al vetriolo del giornalista tipo, con tante ombre e anche qualche luce. Perché, malgrado tutto, Angus il suo lavoro lo sa fare e non ha paura di sporcarsi le mani di fango per arrivare alla verità. Solo che spesso e volentieri, spinto dalla foga di rincorrere le sue ossessioni, finisce per mancare clamorosamente il bersaglio, e allora per piegare la realtà alle sue conclusioni finisce per inventarsi le cose di sana pianta. Un bel paradosso deontologico.
Nel corso degli anni molti autori hanno a loro volta scavato nel passato di Angus, facendo emergere verità inaspettate.
Nella miniserie Angus Tales firmata da Tito Faraci e Silvia Ziche vengono offerti scorci del suo passato neozelandese in chiave umoristica, mentre in alcune storie scritte da Francesco Artibani scopriamo i motivi che l’hanno fatto fuggire a Paperopoli. Angus aveva infatti pestato i piedi a un potente uomo d’affari, Fenimore Cook, che era intenzionato a impadronirsi delle terre intorno a Cape Dominion, dove viveva il clan maori di cui faceva parte anche Fangus. Per difendere le terre di famiglia Angus si era giocato tutto, dimostrando che sotto quella scorza da kiwi intrigante batteva un cuore leale e pronto al sacrificio. E chissà, forse pure Paperinik se n’è accorto, dato che nel corso degli anni ha spesso aiutato il suo nemico a sfuggire alle ritorsioni di Cook e di altri tipi poco raccomandabili.
Il rapporto tra Paperinik e la sua nemesi mediatica nel tempo evolve, e ad un certo punto lo stesso Angus si accorge che le sue campagne d’odio hanno perso ogni credibilità. Così, accantonata la scaramuccia col vecchio mantello, si dedica ad altri bersagli, se la prende addirittura con Everett Ducklair e al culmine della sua irrequietezza inizia a lavorare come reporter freelance non solo per 00 News ma anche per il Papersera di de’ Paperoni e per la rete neozelandese Kiwinetwork. Un kiwi senza più una bussola. Eppure, è proprio quello il momento in cui la sua fortuna inizia a girare. Durante l’attacco evroniano visto in Potere e Potenza (2014) Angus finisce travolto dagli eventi e riprendendo l’invasione col telefonino, riesce a mettere insieme una specie di reportage dal fronte.
La sua immagine pubblica ne beneficia ed esce così addirittura una sua autobiografia intitolata Senza Paura in cui gioca a fare l’eroe.
Non sarà il Pulitzer, ma possiamo considerarlo il suo lieto fine.
Questo perché nel corso degli anni, Angus si è divertito più e più volte a screditare l’immagine pubblica del paladino di Paperopoli, usandolo come bersaglio preferenziale e arrivando addirittura a inventare baggianate sul suo conto. Eppure Angus Fangus non è solo una dispettosa spina nel fianco, tanto bravo a vendere fanfaluche, ma un personaggio ben più complesso e sfaccettato. Alessandro Sisti, uno dei suoi principali ideatori, lo immagina come una caricatura al vetriolo del giornalista tipo, con tante ombre e anche qualche luce. Perché, malgrado tutto, Angus il suo lavoro lo sa fare e non ha paura di sporcarsi le mani di fango per arrivare alla verità. Solo che spesso e volentieri, spinto dalla foga di rincorrere le sue ossessioni, finisce per mancare clamorosamente il bersaglio, e allora per piegare la realtà alle sue conclusioni finisce per inventarsi le cose di sana pianta. Un bel paradosso deontologico.
Nel corso degli anni molti autori hanno a loro volta scavato nel passato di Angus, facendo emergere verità inaspettate.
Nella miniserie Angus Tales firmata da Tito Faraci e Silvia Ziche vengono offerti scorci del suo passato neozelandese in chiave umoristica, mentre in alcune storie scritte da Francesco Artibani scopriamo i motivi che l’hanno fatto fuggire a Paperopoli. Angus aveva infatti pestato i piedi a un potente uomo d’affari, Fenimore Cook, che era intenzionato a impadronirsi delle terre intorno a Cape Dominion, dove viveva il clan maori di cui faceva parte anche Fangus. Per difendere le terre di famiglia Angus si era giocato tutto, dimostrando che sotto quella scorza da kiwi intrigante batteva un cuore leale e pronto al sacrificio. E chissà, forse pure Paperinik se n’è accorto, dato che nel corso degli anni ha spesso aiutato il suo nemico a sfuggire alle ritorsioni di Cook e di altri tipi poco raccomandabili.
Il rapporto tra Paperinik e la sua nemesi mediatica nel tempo evolve, e ad un certo punto lo stesso Angus si accorge che le sue campagne d’odio hanno perso ogni credibilità. Così, accantonata la scaramuccia col vecchio mantello, si dedica ad altri bersagli, se la prende addirittura con Everett Ducklair e al culmine della sua irrequietezza inizia a lavorare come reporter freelance non solo per 00 News ma anche per il Papersera di de’ Paperoni e per la rete neozelandese Kiwinetwork. Un kiwi senza più una bussola. Eppure, è proprio quello il momento in cui la sua fortuna inizia a girare. Durante l’attacco evroniano visto in Potere e Potenza (2014) Angus finisce travolto dagli eventi e riprendendo l’invasione col telefonino, riesce a mettere insieme una specie di reportage dal fronte.
La sua immagine pubblica ne beneficia ed esce così addirittura una sua autobiografia intitolata Senza Paura in cui gioca a fare l’eroe.
Non sarà il Pulitzer, ma possiamo considerarlo il suo lieto fine.