Massimo Marconi
sceneggiatore
nome
Massimo Marconi
città
MIlano
esordio
Zio Paperone e l'esenzione di Venceslao, Almanacco Topolino n°212 (1974)
segni particolari
Per la sua professionalità, pazienza e passione può essere considerato "Il papà di tutti gli sceneggiatori"
Nel 2015 ho compiuto 70 anni.
I miei primi 70, come scrisse Marina Ripa di Meana. Dubito che mi sarà concesso un altro giro, ma se anche succedesse, non potrà essere professionalmente più gratificante di quello che ho vissuto. Non sono molti i privilegiati che riescono a fare il lavoro sognato; io, addirittura, ne ho fatto uno di sogno… che non mi ero nemmeno mai sognato di poter sognare.
A, anzi, no: con Topolino!
Sono entrato nel giornale allora edito da Mondadori nel 1971 e ne sono uscito dopo un quarto di secolo, nel 1996, restando poi, come collaboratore esterno, sempre strettamente nell’orbita del meraviglioso “libretto” sul quale ho imparato a leggere e, senza soluzione di continuità, a raccontare la fantasia.
Scrivere storie fu la mia naturale aspirazione, così come sarebbe stato fare l’inviato speciale se fossi approdato in un quotidiano. Preparando per la stampa le storie di maestri come Guido Martina e Romano Scarpa, tanto per mantenermi… basso, ho imparato, se non proprio la loro arte, sicuramente tutti i segreti del mestiere, passando da apprendista a stregone, perché ci vuole una certa dose di magia per muoversi nel mondo Disney. Ricordo come fosse oggi quando la mitica Elisa Penna, allora caporedattrice, mi mostrò la mia prima storia disegnata: pagherei per poter rivivere nuovamente quell’emozione.
“Il papà di tutti gli sceneggiatori”: è il complimento più bello che mi sia stato fatto, apparso su Topolino in una didascalia sotto una mia foto. Credo di doverlo a quel tesoro dell’allora capo del giornale, Valentina De Poli, per farsi forse perdonare di avermi scippato il computer quando, nel 1988, cominciammo insieme - lei novellina - l’avventura con la Disney. Era il 13 giugno e non posso dimenticarlo, perché è il giorno del mio compleanno. Come regalo ho avuto anni fantastici, anni d’oro, anni da record cui ho contribuito anch’io per la mia parte.
E lo faccio tuttora...
I miei primi 70, come scrisse Marina Ripa di Meana. Dubito che mi sarà concesso un altro giro, ma se anche succedesse, non potrà essere professionalmente più gratificante di quello che ho vissuto. Non sono molti i privilegiati che riescono a fare il lavoro sognato; io, addirittura, ne ho fatto uno di sogno… che non mi ero nemmeno mai sognato di poter sognare.
A, anzi, no: con Topolino!
Sono entrato nel giornale allora edito da Mondadori nel 1971 e ne sono uscito dopo un quarto di secolo, nel 1996, restando poi, come collaboratore esterno, sempre strettamente nell’orbita del meraviglioso “libretto” sul quale ho imparato a leggere e, senza soluzione di continuità, a raccontare la fantasia.
Scrivere storie fu la mia naturale aspirazione, così come sarebbe stato fare l’inviato speciale se fossi approdato in un quotidiano. Preparando per la stampa le storie di maestri come Guido Martina e Romano Scarpa, tanto per mantenermi… basso, ho imparato, se non proprio la loro arte, sicuramente tutti i segreti del mestiere, passando da apprendista a stregone, perché ci vuole una certa dose di magia per muoversi nel mondo Disney. Ricordo come fosse oggi quando la mitica Elisa Penna, allora caporedattrice, mi mostrò la mia prima storia disegnata: pagherei per poter rivivere nuovamente quell’emozione.
“Il papà di tutti gli sceneggiatori”: è il complimento più bello che mi sia stato fatto, apparso su Topolino in una didascalia sotto una mia foto. Credo di doverlo a quel tesoro dell’allora capo del giornale, Valentina De Poli, per farsi forse perdonare di avermi scippato il computer quando, nel 1988, cominciammo insieme - lei novellina - l’avventura con la Disney. Era il 13 giugno e non posso dimenticarlo, perché è il giorno del mio compleanno. Come regalo ho avuto anni fantastici, anni d’oro, anni da record cui ho contribuito anch’io per la mia parte.
E lo faccio tuttora...