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Gambadilegno

Gambadilegno
nome

Pietro Gambadilegno (in originale Peg-Leg Pete)

città

Topolinia (Calisota, USA)

prima apparizione nei fumetti

Nel cortometraggio muto Alice solves the puzzle (1925), salvo poi essere direttamente importato come antagonista nei corti di Oswald e infine di Topolino. Nei fumetti viene introdotto nella storia a strisce Mickey Mouse in Death Valley (Topolino nella Valle Infernale, 1930) di Walt Disney, Floyd Gottfredson, Jack King e Win Smith.

segni particolari

Burbero, attaccabrighe e disonesto, è sempre pronto a compiere qualunque genere di rapina per poi… essere acciuffato dall’eterno rivale Topolino.

Pietro Gambadilegno è il più storico fra gli avversari di Topolino... e non solo.
Un suo archetipo infatti era stato creato da Walt Disney e il suo staff molti anni prima di Mickey, per interpretare il ruolo dell'antagonista nelle Alice Comedies e nei corti di Oswald, realizzati durante l’epoca del cinema muto. Certo, era un po' diverso da oggi e il suo aspetto ricordava più che altro quello di un grosso orso, eppure si è sempre chiamato Pete, declinato in tanti modi diversi. Nel corso degli anni il suo nome e le sue sembianze sono state prese in prestito da una moltitudine di cattivi differenti apparsi sia nei corti sia nei fumetti, popolando il mondo Disney di un esercito di suoi cloni e alter-ego. Insomma, la famiglia dei "pietridi" è ancor più numerosa di quella dei "pippidi", come a dimostrare il valore dell’intuizione grafica dietro questa figura ricorrente.

Ma qual è il vero Gambadilegno?
Per riuscire a distinguere il personaggio dalla maschera è importante volgere lo sguardo ai fumetti. Sin dai tempi in cui Mickey era solo un ragazzino e Topolinia era ancora "tutta campagna", Pietro è sempre stato il bullo del cortile, sempre invischiato in furtarelli e gradassate assortite. E, come spesso accade, c'è sempre qualcuno pronto ad assecondare questa predisposizione trasformando i semplici sbandati in autentici criminali. Nel caso di Pietro fu l'infido avvocato Silvestro Lupo a ingaggiarlo per la prima volta come scagnozzo, coinvolgendolo nelle sue losche trame e portandolo irrimediabilmente sulla strada del crimine. Da allora Pietro ne ha fatte di cotte e di crude: furti, rapine, contrabbando, spionaggio, pirateria, conquista del mondo, non c'è un campo della criminalità in cui non ci abbia messo lo zampino. E sebbene ai tempi delle prime collaborazioni con Lupo o Eli Squick sia stato il semplice “braccio” della squadra, nel tempo ha trovato il modo di prevalere, trovando subalterni di minor intelligenza come Sgrinfia su cui esercitare il ruolo di “mente”.

Eppure negli ultimi tempi, soprattutto nelle storie Italiane, Pietro si è addolcito.
Non è più il perfidone di un tempo, quanto piuttosto un ladruncolo rammollito che passa il tempo a farsi prendere per la gola dalla sua "colombella" Trudy, piuttosto che a tessere trame luttuose. Questo suo leggero cambiamento è stato evidenziato da Tito Faraci e Francesco Artibani nella nostalgica Topolino e il Fiume del Tempo (1998), nella quale Pietro si interroga su come sarebbe stata la sua vita... se fosse stato amico di Topolino. Questo non significa che ci sia aria di redenzione per lui: sebbene oggi ci appaia meno minaccioso di un tempo, Pietro non resiste al richiamo del crimine e della sopraffazione, che in virtù della sua innata pigrizia continua a ritenere la via facile per il raggiungimento del successo. Una curiosità: anche se non sappiamo esattamente come Pietro abbia perso la gamba, sappiamo che il suo moncone ligneo causò diversi problemi a Floyd Gottfredson, che spesso la disegnava a destra anziché a sinistra. Per risolvere il problema, a partire da Topolino e il boscaiolo (1941), Pietro fu poi dotato di una protesi ultimo modello, simile in tutto e per tutto a un piede vero!